Skip to main content

Il nuovo Isee inciampa sulle «soglie»


Fisco Ordine Informa

Nuovo Isee con soglie vecchie. La maggior parte dei Comuni prende tempo sulla nuova versione del “riccometro”, che è in vigore dal 1° gennaio e dovrebbe essere usata per fotografare la situazione economica delle famiglie e decidere chi ha diritto agli sconti sulle prestazioni sociali, assistenziali o scolastiche.
L’indagine condotta dal Sole 24 Ore del Lunedì su un campione di capoluoghi di Regione rivela un set di strategie per evitare di applicare al 100% il nuovo Isee:
per le prestazioni già iniziate (ad esempio gli sconti sulla retta del nido), quasi tutte le agevolazioni vengono confermate fino alla scadenza;
per le prestazioni da chiedere in questo periodo, molti bandi sono prorogati;
quando il bando non può più essere rinviato, si applicano i risultati del nuovo Isee alle vecchie soglie di accesso.
Che cosa implica questo rinvio per i cittadini? L’applicazione delle vecchie soglie, di fatto, rischia di escludere chi risulta più “ricco” (o meglio meno povero) con i criteri di calcolo aggiornati, come gli anziani con casa di proprietà. Peccato che il Dpcm 159/2013 imponesse di adeguare le soglie prima che il nuovo sistema entrasse in vigore, cioè entro la fine del 2014.
Quasi tutti i Comuni che hanno risposto al questionario dichiarano di non aver modificato le soglie di accesso alle prestazioni sociali agevolate.
Qualche Comune ha in programma una revisione entro il 2015 (Genova, Bologna, Trieste, Napoli), altri (Roma, Perugia, Salerno, Bari e Catania) stanno studiando i possibili interventi. Mentre qualcuno, come Campobasso, deve ancora cominciare i corsi di formazione del personale sul nuovo Isee.
Tra i pochi ad essersi attivati, Ancona ha rivisto le soglie per il settore scolastico, e sta studiando le modifiche per il settore sociale e assistenziale, mentre Aosta ha aumentato del 15-20% i parametri per ottenere sconti sulla Iuc (Imu, Tasi e Tari).
Il Comune di Milano, invece, ha riorganizzato l’assistenza domiciliare per anziani e disabili, introducendo da quest’anno la compartecipazione ai costi del servizio, basata sul nuovo Isee: sarà applicata alle nuove richieste, secondo le fasce definite dalla giunta, assicurando la gratuità a chi ha un Isee sotto 10mila euro.
Per i nidi e le materne comunali, l’amministrazione Pisapia stima che i nuovi criteri porteranno a una diminuzione dell’Isee per molte famiglie, con un doppio risultato: da un lato, alcuni cittadini pagheranno meno; dall’altro, visto che le fasce tariffarie resteranno invariate, la quota a carico del Comune potrà essere ridefinita.
In tutti gli altri casi esaminati, i vecchi criteri di accesso alle prestazioni sono stati prorogati.
A Venezia (che è commissariata), per le prestazioni richieste quest’anno sarà accettato il nuovo Isee, mantenendo le vecchie soglie «sino a diversa determinazione – si legge nella delibera – e comunque non oltre il 31.12.2015». L’eventuale revisione delle soglie sarà sperimentale, per «monitorarne l’andamento nel rispetto degli equilibri di bilancio programmati nonché di equità sociale e sostenibilità economica».
Non sono ancora intervenute neppure le Regioni, che dovrebbero adeguare i regolamenti per le materie su cui hanno competenze, come l’edilizia residenziale pubblica o i servizi dell’area socio-sanitaria. In alcuni casi sono stati attivati solo tavoli di confronto con i Comuni. Il Lazio, ad esempio, si è preso un anno di tempo per sperimentare sul campo gli effetti del nuovo Isee. Alla fine, la giunta regionale adotterà le nuove modalità della compartecipazione dei cittadini ai costi dei servizi.
C’è poi il caso della Provincia di Trento, che vuole continuare a usare il proprio indicatore (l’Icef). C’è un contenzioso con lo Stato, su cui la Consulta dovrebbe pronunciarsi a fine aprile.
Un altro ostacolo sul debutto del nuovo Isee è arrivato con tre sentenze gemelle del Tar Lazio (2454, 2458 e 2459 dell’11 febbraio, si veda l’articolo a fianco) che hanno dichiarato illegittimo il Dpcm 159/2013, nella parte in cui fissa i criteri di calcolo del reddito delle famiglie con persone disabili. I Comuni attendono ora l’intervento del Governo, con il ricorso al Consiglio di Stato, e anche i sindacati sollecitano l’Esecutivo ad agire.
Se il decreto dovrà essere modificato, in mancanza di una disposizione d’urgenza, i tempi rischiano di allungarsi: il Dpcm è nato dal concerto fra due ministeri (Lavoro ed Economia), su proposta dell’Inps, con il parere delle Entrate e del Garante della privacy, ed è passato poi in Parlamento per i pareri delle commissioni. Un iter non certo snello.
Se il nuovo Isee sopravviverà ai giudici amministrativi, i Comuni dovranno decidersi – prima o poi – ad adeguare le soglie d’accesso. Di sicuro, potranno basare le proprie decisioni sui risultati degli Isee “veri” presentati dai cittadini. Ma forse peserà anche un altro elemento: il calo del numero degli Isee presentati (e quindi degli sconti richiesti). Le domande, infatti, potrebbero diminuire, data la scarsa probabilità di ottenere le agevolazioni e il gran numero di voci da includere nel calcolo della situazione economica, non ultima la giacenza media dei propri conti correnti.
Nuovo Isee con soglie vecchie. La maggior parte dei Comuni prende tempo sulla nuova versione del “riccometro”, che è in vigore dal 1° gennaio e dovrebbe essere usata per fotografare la situazione economica delle famiglie e decidere chi ha diritto agli sconti sulle prestazioni sociali, assistenziali o scolastiche.
L’indagine condotta dal Sole 24 Ore del Lunedì su un campione di capoluoghi di Regione rivela un set di strategie per evitare di applicare al 100% il nuovo Isee:
– per le prestazioni già iniziate (ad esempio gli sconti sulla retta del nido), quasi tutte le agevolazioni vengono confermate fino alla scadenza;
– per le prestazioni da chiedere in questo periodo, molti bandi sono prorogati;
– quando il bando non può più essere rinviato, si applicano i risultati del nuovo Isee alle vecchie soglie di accesso.
Che cosa implica questo rinvio per i cittadini? L’applicazione delle vecchie soglie, di fatto, rischia di escludere chi risulta più “ricco” (o meglio meno povero) con i criteri di calcolo aggiornati, come gli anziani con casa di proprietà. Peccato che il Dpcm 159/2013 imponesse di adeguare le soglie prima che il nuovo sistema entrasse in vigore, cioè entro la fine del 2014.
Quasi tutti i Comuni che hanno risposto al questionario dichiarano di non aver modificato le soglie di accesso alle prestazioni sociali agevolate.
Qualche Comune ha in programma una revisione entro il 2015 (Genova, Bologna, Trieste, Napoli), altri (Roma, Perugia, Salerno, Bari e Catania) stanno studiando i possibili interventi. Mentre qualcuno, come Campobasso, deve ancora cominciare i corsi di formazione del personale sul nuovo Isee.
Tra i pochi ad essersi attivati, Ancona ha rivisto le soglie per il settore scolastico, e sta studiando le modifiche per il settore sociale e assistenziale, mentre Aosta ha aumentato del 15-20% i parametri per ottenere sconti sulla Iuc (Imu, Tasi e Tari).
Il Comune di Milano, invece, ha riorganizzato l’assistenza domiciliare per anziani e disabili, introducendo da quest’anno la compartecipazione ai costi del servizio, basata sul nuovo Isee: sarà applicata alle nuove richieste, secondo le fasce definite dalla giunta, assicurando la gratuità a chi ha un Isee sotto 10mila euro.
Per i nidi e le materne comunali, l’amministrazione Pisapia stima che i nuovi criteri porteranno a una diminuzione dell’Isee per molte famiglie, con un doppio risultato: da un lato, alcuni cittadini pagheranno meno; dall’altro, visto che le fasce tariffarie resteranno invariate, la quota a carico del Comune potrà essere ridefinita.
In tutti gli altri casi esaminati, i vecchi criteri di accesso alle prestazioni sono stati prorogati.
A Venezia (che è commissariata), per le prestazioni richieste quest’anno sarà accettato il nuovo Isee, mantenendo le vecchie soglie «sino a diversa determinazione – si legge nella delibera – e comunque non oltre il 31.12.2015». L’eventuale revisione delle soglie sarà sperimentale, per «monitorarne l’andamento nel rispetto degli equilibri di bilancio programmati nonché di equità sociale e sostenibilità economica».
Non sono ancora intervenute neppure le Regioni, che dovrebbero adeguare i regolamenti per le materie su cui hanno competenze, come l’edilizia residenziale pubblica o i servizi dell’area socio-sanitaria. In alcuni casi sono stati attivati solo tavoli di confronto con i Comuni. Il Lazio, ad esempio, si è preso un anno di tempo per sperimentare sul campo gli effetti del nuovo Isee. Alla fine, la giunta regionale adotterà le nuove modalità della compartecipazione dei cittadini ai costi dei servizi.
C’è poi il caso della Provincia di Trento, che vuole continuare a usare il proprio indicatore (l’Icef). C’è un contenzioso con lo Stato, su cui la Consulta dovrebbe pronunciarsi a fine aprile.
Un altro ostacolo sul debutto del nuovo Isee è arrivato con tre sentenze gemelle del Tar Lazio (2454, 2458 e 2459 dell’11 febbraio, si veda l’articolo a fianco) che hanno dichiarato illegittimo il Dpcm 159/2013, nella parte in cui fissa i criteri di calcolo del reddito delle famiglie con persone disabili. I Comuni attendono ora l’intervento del Governo, con il ricorso al Consiglio di Stato, e anche i sindacati sollecitano l’Esecutivo ad agire.
Se il decreto dovrà essere modificato, in mancanza di una disposizione d’urgenza, i tempi rischiano di allungarsi: il Dpcm è nato dal concerto fra due ministeri (Lavoro ed Economia), su proposta dell’Inps, con il parere delle Entrate e del Garante della privacy, ed è passato poi in Parlamento per i pareri delle commissioni. Un iter non certo snello.
Se il nuovo Isee sopravviverà ai giudici amministrativi, i Comuni dovranno decidersi – prima o poi – ad adeguare le soglie d’accesso. Di sicuro, potranno basare le proprie decisioni sui risultati degli Isee “veri” presentati dai cittadini. Ma forse peserà anche un altro elemento: il calo del numero degli Isee presentati (e quindi degli sconti richiesti). Le domande, infatti, potrebbero diminuire, data la scarsa probabilità di ottenere le agevolazioni e il gran numero di voci da includere nel calcolo della situazione economica, non ultima la giacenza media dei propri conti correnti.
Nuovo Isee con soglie vecchie. La maggior parte dei Comuni prende tempo sulla nuova versione del “riccometro”, che è in vigore dal 1° gennaio e dovrebbe essere usata per fotografare la situazione economica delle famiglie e decidere chi ha diritto agli sconti sulle prestazioni sociali, assistenziali o scolastiche.
L’indagine condotta dal Sole 24 Ore del Lunedì su un campione di capoluoghi di Regione rivela un set di strategie per evitare di applicare al 100% il nuovo Isee:
• per le prestazioni già iniziate (ad esempio gli sconti sulla retta del nido), quasi tutte le agevolazioni vengono confermate fino alla scadenza;
• per le prestazioni da chiedere in questo periodo, molti bandi sono prorogati;
• quando il bando non può più essere rinviato, si applicano i risultati del nuovo Isee alle vecchie soglie di accesso.
Che cosa implica questo rinvio per i cittadini? L’applicazione delle vecchie soglie, di fatto, rischia di escludere chi risulta più “ricco” (o meglio meno povero) con i criteri di calcolo aggiornati, come gli anziani con casa di proprietà. Peccato che il Dpcm 159/2013 imponesse di adeguare le soglie prima che il nuovo sistema entrasse in vigore, cioè entro la fine del 2014.
Quasi tutti i Comuni che hanno risposto al questionario dichiarano di non aver modificato le soglie di accesso alle prestazioni sociali agevolate.
Qualche Comune ha in programma una revisione entro il 2015 (Genova, Bologna, Trieste, Napoli), altri (Roma, Perugia, Salerno, Bari e Catania) stanno studiando i possibili interventi. Mentre qualcuno, come Campobasso, deve ancora cominciare i corsi di formazione del personale sul nuovo Isee.
Tra i pochi ad essersi attivati, Ancona ha rivisto le soglie per il settore scolastico, e sta studiando le modifiche per il settore sociale e assistenziale, mentre Aosta ha aumentato del 15-20% i parametri per ottenere sconti sulla Iuc (Imu, Tasi e Tari).
Il Comune di Milano, invece, ha riorganizzato l’assistenza domiciliare per anziani e disabili, introducendo da quest’anno la compartecipazione ai costi del servizio, basata sul nuovo Isee: sarà applicata alle nuove richieste, secondo le fasce definite dalla giunta, assicurando la gratuità a chi ha un Isee sotto 10mila euro.
Per i nidi e le materne comunali, l’amministrazione Pisapia stima che i nuovi criteri porteranno a una diminuzione dell’Isee per molte famiglie, con un doppio risultato: da un lato, alcuni cittadini pagheranno meno; dall’altro, visto che le fasce tariffarie resteranno invariate, la quota a carico del Comune potrà essere ridefinita.
In tutti gli altri casi esaminati, i vecchi criteri di accesso alle prestazioni sono stati prorogati.
A Venezia (che è commissariata), per le prestazioni richieste quest’anno sarà accettato il nuovo Isee, mantenendo le vecchie soglie «sino a diversa determinazione – si legge nella delibera – e comunque non oltre il 31.12.2015». L’eventuale revisione delle soglie sarà sperimentale, per «monitorarne l’andamento nel rispetto degli equilibri di bilancio programmati nonché di equità sociale e sostenibilità economica».
Non sono ancora intervenute neppure le Regioni, che dovrebbero adeguare i regolamenti per le materie su cui hanno competenze, come l’edilizia residenziale pubblica o i servizi dell’area socio-sanitaria. In alcuni casi sono stati attivati solo tavoli di confronto con i Comuni. Il Lazio, ad esempio, si è preso un anno di tempo per sperimentare sul campo gli effetti del nuovo Isee. Alla fine, la giunta regionale adotterà le nuove modalità della compartecipazione dei cittadini ai costi dei servizi.
C’è poi il caso della Provincia di Trento, che vuole continuare a usare il proprio indicatore (l’Icef). C’è un contenzioso con lo Stato, su cui la Consulta dovrebbe pronunciarsi a fine aprile.
Un altro ostacolo sul debutto del nuovo Isee è arrivato con tre sentenze gemelle del Tar Lazio (2454, 2458 e 2459 dell’11 febbraio, si veda l’articolo a fianco) che hanno dichiarato illegittimo il Dpcm 159/2013, nella parte in cui fissa i criteri di calcolo del reddito delle famiglie con persone disabili. I Comuni attendono ora l’intervento del Governo, con il ricorso al Consiglio di Stato, e anche i sindacati sollecitano l’Esecutivo ad agire.
Se il decreto dovrà essere modificato, in mancanza di una disposizione d’urgenza, i tempi rischiano di allungarsi: il Dpcm è nato dal concerto fra due ministeri (Lavoro ed Economia), su proposta dell’Inps, con il parere delle Entrate e del Garante della privacy, ed è passato poi in Parlamento per i pareri delle commissioni. Un iter non certo snello.
Se il nuovo Isee sopravviverà ai giudici amministrativi, i Comuni dovranno decidersi – prima o poi – ad adeguare le soglie d’accesso. Di sicuro, potranno basare le proprie decisioni sui risultati degli Isee “veri” presentati dai cittadini. Ma forse peserà anche un altro elemento: il calo del numero degli Isee presentati (e quindi degli sconti richiesti). Le domande, infatti, potrebbero diminuire, data la scarsa probabilità di ottenere le agevolazioni e il gran numero di voci da includere nel calcolo della situazione economica, non ultima la giacenza media dei propri conti correnti.
(fonte: IlSole24ore)

X