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Accertamenti, tempesta di ricorsi


Ordine Informa

Un asso nella manica per l’annullamento di un incalcolabile numero di avvisi di accertamento ed atti impositivi emessi da funzionari nominati dirigenti nelle agenzie fiscali senza concorso. Questo l’effetto per i contribuenti della sentenza n. 37/2015 della Corte costituzionale (si veda ItaliaOggi di ieri) la quale, dichiarando incostituzionale l’art. 8, comma 24, del dl 16/2012 (e delle successive proroghe) per violazione degli artt. 3, 51 e 97 Cost., mette la parola fine ad anni di incarichi illegittimi e compromette la validità degli avvisi di accertamento emessi e sottoscritti da personale privo di qualifica e di poteri. È fuor di dubbio che lo stop della Consulta, oltre a minare l’equilibrio della macchina del fisco, produrrà un terremoto nelle aule di giustizia tributaria dove le istanze di annullamento degli avvisi di accertamento già popolano le scrivanie delle Commissioni competenti.
Non deve però trascurarsi che, in sede processuale, il professionista incaricato della difesa potrà godere del potenziale “vantaggio” offerto dalla pronuncia costituzionale solo se lo saprà sapientemente adoperare a discapito dell’amministrazione finanziaria. La scelta di una strategia difensiva efficace e lungimirante, mai come in questo caso, appare indispensabile per il successo del contenzioso. Invero, sebbene le sigle sindacali di settore stimino all’incirca 1.200 incarichi dirigenziali affidati a funzionari senza concorso, non è dato sapere – ad oggi – l’identità dei soggetti che sinora abbiano emesso gli avvisi di accertamento in assenza di poteri. Proprio questo, in prima battuta, potrebbe rappresentare un limite alla utilizzabilità dell’“asso” processuale offerto dalla Consulta e scoraggiare i meno avveduti.

(Fonte: ItaliaOggi)

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