Ordine Informa
La punta dell’iceberg è a Roma, dove in due anni le colf italiane contrattualizzate sono triplicate. Ma il fenomeno è in crescita in tutta Italia. Se nel 2011 le assunzioni di dipendenti domestiche italiane riguardavano il 3,73% del totale, nell’anno 2012 la quota è salita all’8,62% e nel 2013 ha raggiunto il 9,26 per cento.
Lo rileva un’indagine Censis, condotta su un campione di 1.500 collaboratori domestici individuati su tutto il territorio nazionale, realizzata per Assindatcolf (Associazione nazionale tra i datori di lavoro domestico). A livello nazionale emerge che gli assistenti domestici sono prevalentemente donne (82,4%), di età tra i 36 e 50 anni (56,8%), in maggioranza straniere (77,3% del totale).
Quello della collaborazione domestica è però uno dei lavori con il maggiore sommerso. In Italia, infatti, secondo il report, solo una lavoratrice domestica su tre è in regola e sono soprattutto le colf italiane quelle con condizioni di totale irregolarità, con un 53,1% contro il 20,2% delle assistenti straniere. In pratica, una colf italiana su due è totalmente in nero, mentre solo una su quattro (il 26,4% per l’esattezza) ha condizioni contrattuali totalmente regolari, contro il 36,9% delle assistenti straniere. Il 20,5% delle assistenti italiane, infine, ha condizioni contrattuali parzialmente irregolari contro il 42,9% delle assistenti straniere.
La variabile della regolarità contrattuale divide, di fatto, l’Italia in due: al Nord l’inadempienza totale si limita a casi marginali (riguarda il 9,9% dei lavoratori) e in quasi la metà dei casi le famiglie rispettano per intero le regole esistenti (47,3%); il Centro e il Sud, invece, sono accomunati dalla scarsa percentuale di rapporti di lavoro «totalmente regolari» (interessano il 23,3% dei collaboratori al Centro e il 23,7% al Sud) ed entrambi sono caratterizzati dalla presenza di un sommerso molto diffuso.
In particolare, al Sud c’é una percentuale altissima di «nero» totale (nel 53,9% dei casi non c’é alcun pagamento di contributi), al Centro questa è più bassa (33,9%) ma si aggiunge a un’area altrettanto ampia di irregolarità parziale (35,6%), casi nei quali le famiglie versano solo parte dei contributi.
Nel 2011 quasi 2 milioni 600 mila famiglie (il 10,4% del totale) si sono rivolte al mercato per acquistare servizi di collaborazione, di assistenza ad anziani o altre persone non autosufficienti e di baby sitting. Nelle attività di assistenza alla persona sono molto più coinvolti i collaboratori stranieri (68,1%) rispetto ai loro colleghi italiani che lo fanno nel 33,3% dei casi. La maggioranza proviene dai paese dell’Est Europa (complessivamente il 55,4%), e il particolare da Romania, Ucraina e Filippine.
«Nell’economia del Paese, il lavoro domestico sta diventando sempre più rilevante – afferma Renzo Gardella, Presidente Assindatcolf – il settore è in espansione e conta oltre 1.500.000 lavoratori e altrettanti datori di lavoro. In un welfare che lo Stato non riesce più a garantire in un modo universale, si vuole evidenziare che l’assistenza a soggetti non autosufficienti, bambini e anziani, rende gravoso per le famiglie l’onere dell’autogestione».
Fonte (Il Sole 24 ore)