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Come scrivere un curriculum che non finirà nel cestino


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La grafica da usare, la foto giusta, la versione in inglese e le informazioni da non sottovalutare.
Le linee guida per compilare un curriculum efficace con dieci domande (e risposte) ai ricercatori.
Per trovare lavoro, il primo passo è compilare questo pezzo di carta, che solo un pezzo di carta non è. Sì, ma come si fa un cv? È meglio usare il formato europeo o no? Quali dati bisogna inserire? E soprattutto: si può barare? Il curriculum è il biglietto da visita che ci aprirà (o no) le porte di un colloquio in azienda. Per questo motivo niente va sottovalutato o trascurato. La prima puntata di Domani Lavoro. 10 domande e 10 risposte per trovare un’occupazione (e tenersela), la guida al lavoro firmata da Linkiesta e Adapt, è dedicata alla stesura del curriculum vitae. A rispondere alle nostre domande sono i ricercatori del Centro studi sul lavoro Adapt, che danno anche qualche consiglio su come sfruttare al meglio la tecnologia per farsi assumere e come compilare un cv in inglese.
Ho mandato un bel po’ di curriculum nell’ultimo anno e nessuno mi ha mai risposto se non per dirmi che mi terranno in considerazione. Visto che creazione, aggiornamento e invio di un cv richiedono tempo, non potrei spenderlo in modo migliore? In altre parole, a cosa serve fare un curriculum se nessuno lo legge?
Il curriculum vitae non è un semplice pezzo di carta ma, se scritto in modo efficace e completo, diventa la prova di una coerente integrazione tra percorsi formativi e di istruzione ed esperienze professionali o anche di una conoscenza consapevole delle proprie competenze utili ai contesti di lavoro.
I contenuti, lo stile, la struttura, l’impostazione e le eventuali omissioni presenti nel cv comunicano all’interlocutore le caratteristiche personali e professionali che rispecchiano il vissuto di ognuno. Il curriculum, tuttavia, non è di facile stesura poiché il rischio che si corre è di descrivere un percorso professionale e formativo che non ha “personalità” e non rispecchia quindi nulla del reale bagaglio di competenze, capacità e aspirazioni che la singola persona ha in sé. Facilmente il curriculum diventa una copia sterile di altri migliaia di curriculum con percorsi formativi simili, dati anagrafici assimilabili, “desiderata” preconfezionati. Un documento anonimo che difficilmente cattura l’attenzione del selezionatore. Occorre quindi scriverlo in un’ottica di competenze, cercando di recuperare da ogni evento formativo e professionale, anche apparentemente poco importante, il “saper fare”, le caratteristiche personali e le capacità concrete che si ritiene di aver acquisito o migliorato. Scrivere un curriculum efficace e personale, in grado di raccontare e motivare l’eventuale contributo che la persona saprà offrire nel contesto professionale specifico.
Ok, cominciamo. Cosa scelgo: curriculum creativo o classico? Scarico il modello del cv europeo o ne creo uno mio?
Si parla molto ultimamente delle trasformazioni che il curriculum sta subendo e abbondano su internet e sui social network consigli su come scriverlo, quali parole usare e quali strategie adottare per presentarsi al meglio. Il formato europeo, da più parti, non viene consigliato, se non quando bandi e concorsi a cui si partecipa lo richiedano specificatamente. Questo perché la schematizzazione che il formato europeo propone non consente di fatto la valorizzazione delle competenze che si posseggono.
Il racconto e la descrizione delle proprie competenze non è un esercizio che possa essere racchiuso in un sterile elenco di attività, capacità e nozioni. La competenza, per significato, è una capacità resa operativa grazie a una sua applicazione concreta, una nozione rafforzata alla prova dell’esperienza, una abilità che si trasforma in saper fare specifico.
Proprio per questa sua natura empirica, che è quindi anche di origine cognitiva, ogni competenza posseduta non può essere espressa e raccontata se non in relazione a episodi, esperienze, vissuti che ne hanno reso possibile l’acquisizione, la valorizzazione e la sperimentazione.
In altre parole non è sufficiente affermare che si posseggono competenze comunicative, ma bisogna indicare i contesti, gli episodi formativi o professionali dove queste competenze sono state acquisite.
Per questo motivo quindi un formato così compilativo come quello europeo non è utile, meglio un curriculum personalizzato, graficamente anche originale, sempre provvisto di una foto chiara, professionale e che sia in grado di presentare positivamente il candidato.
Un formato compilativo come quello europeo non è utile, meglio un curriculum personalizzato, graficamente anche originale
Solo in questo modo il curriculum può davvero rappresentare, seppure in parte, la persona che descrive. Ognuno è unico, ha doti e caratteristiche che lo differenziano dagli altri e anche percorsi talvolta apparentemente simili nascondono storie di apprendimento completamente differenti. Ad esempio, nei percorsi di istruzione secondaria superiore, siano essi liceali, tecnici o professionali, si investono ben 5 anni di studio, vita, esperienza e crescita. Questo certamente non può venire riassunto in una riga che recita “Diploma di liceo scientifico, con votazione…” poiché nulla dice di “come” e di “quanto” ci si è formati in un contesto sociale ed educativo come la scuola. Anche altre esperienze, come la partecipazione a gruppi di rappresentanza scolastica, di classe o di istituto o presso associazioni di volontariato ad esempio, consentono in età giovanissima l’acquisizione di competenze e capacità allargate, quali l’ascolto, la sintesi, la leadership, l’organizzazione e la responsabilità sociale.
Le nuove tecnologie hanno avuto un grande impatto sulle modalità di creazione dei cv. Esistono infatti diversi modelli di cv digitale, che per la propria struttura non possono essere stampati e diffusi in modalità cartacea. Si può creare una propria pagina online contenente i dati fondamentali di un cv ma espressi in modo graficamente creativo, superando i limiti statici della carta. Allo stesso modo si sta diffondendo anche la creazione di video cv, nei quali il candidato in pochi minuti si presenta al datore di lavoro raccontando di sé e sfondando la barriera che esiste sempre nel conoscere una persona solamente tramite la carta, e al massimo tramite una fotografia. Il video infatti consente al datore di lavoro di cogliere aspetti della personalità del candidato che difficilmente possono essere messi per iscritto. È chiaro che questa modalità presenta anche molti rischi, se non si è sicuri di quello che un datore di lavoro cerca è possibile ridurre in partenza le proprie possibilità più con un video che con la carta.
Sta prendendo anche piede la moda di utilizzare i social network per costruire i propri cv, in particolare il Twsume via Twitter. Difficile pensare che questi ultimi strumenti possano interamente sostituire il vecchio cv cartaceo, ma sicuramente affiancare ad un cv classico uno innovativo può essere utile per chi voglia tentare una carriere in un ambiente creativo e innovativo, mentre non sempre può aiutare in una impresa classica.
Quali sono i dati che devo inserire? E in che ordine?
Innanzitutto bisogna sempre inserire una foto. La foto è essenziale perché è la prima occasione per personalizzare il proprio curriculum, garantendo con il proprio viso le informazioni inserite. Meglio inserire una foto professionale, che sveli chiaramente il volto. Essenziali anche i propri dati personali, da inserire in alto o in calce al cv, dove siano indicati i contatti telefonici e mail (meglio se professionale ossia nome.cognome). Mai dimenticare un dato che a volte si tende ad ignorare, cioè la propria data di nascita: questa è fondamentale per un datore di lavoro che vuole come prima scelta assumere un giovane, e deve per questo essere tra i primi dati visibili. Inoltre molti non sanno che la data di nascita è fondamentale qualora il selezionatore voglia ricorrere a specifici contratti di lavoro e/o incentivi dedicati ai giovani. Se per esempio l’impresa vuole assumere un giovane con contratto di apprendistato deve sapere se il candidato ha più o meno di 29, come previsto dal contratto.
Segue poi l’importanza dell’indicazione dei propri profili sui social network. Il nome e il cognome devono essere indicati chiaramente e successivamente anche la posizione professionale desiderata, ossia l’indicazione del ruolo e del settore a cui si ambisce. Questa indicazione funge in altri termini da chiave di lettura dl curriculum poiché il racconto della propria storia formativa e professionale dovrà apparire come un percorso coerente svolto per raggiungere l’obiettivo indicato.
Subito dopo, nell’ordine, c’è la parte legata alla “Istruzione e Formazione”, ricordandosi sempre di iniziare dai titoli e dalle esperienza più recenti. Quando si descrive un percorso scolastico o universitario, è opportuno non limitarsi a indicare la nomenclatura, ma si potrebbero segnalare a grandi linee le materie e gli insegnamenti caratterizzanti il corso, le competenze acquisite e la relazione tra quanto appreso e quanto utile in un futuro contesto lavorativo. Molto apprezzata, da parte dei selezionatori, è l’indicazione da parte degli studenti dell’anno nel quale si prevede di terminare gli studi. Questo consente alle aziende di programmare una eventuale assunzione e mostra anche una capacità di organizzazione e pianificazione da parte del candidato.
Terza parte fondamentale è costituita dalla “Esperienze professionali”, che andranno anche esse raccontate cronologicamente a ritroso (dalla più alla meno recente) e accorpate tra loro se numerose e di breve durata. Le esperienze di lavoro verranno descritte indicando sia le mansioni svolte (cioè cosa si è fatto) che le competenze (cosa si è imparato a fare). Per uno studente è bene evidenziare le connessioni tra esperienze di lavoro e il percorso universitario. Una connessione c’è sempre, anche se le due esperienze possano in apparenza essere distanti (ad esempio: umiltà, rispetto dei colleghi e dei superiori, disciplina).
Passiamo poi alle competenze, che costituiscono la parte che più interessa alle imprese. È bene indicare quindi, nell’ordine, le competenze professionali e tecniche (ossia quelle specificatamente legate a un profilo professionale), quelle linguistiche, comunicative, relazionali e organizzative. Ove possibile occorre precisare le certificazioni che confermano l’acquisizione di tali competenze (specie se informatiche o linguistiche). Se tuttavia non si posseggono le certificazioni linguistiche, può essere utile ricorrere alla scheda per l’autovalutazione Europass (CEFR). Infine vi è uno spazio dedicato agli interessi culturali, agli sport e alle esperienze all’estero. Questa parte del curriculum racchiude in sé una ricchezza e un valore in grado davvero di differenziare una storia da un’altra, puntando su caratteristiche della persona che sono molto apprezzate e utili anche sul luogo di lavoro. In chiusura, si consiglia sempre di segnalare qualche referenza, che vale a certificare quanto raccontato nel curriculum.
La parola chiave del curriculum è “Competenza”: qui bisogna descrivere quale apporto concreto può offrire la persona in azienda
Dove cade l’occhio dei selezionatori?
La parola chiave del curriculum è di certo “Competenza”. Questo termine indica un utilizzo provato di conoscenze (principi, teorie connessi ad un campo di studi) e abilità in situazioni specifiche di lavoro. Le competenze costituiscono il valore del proprio curriculum, poiché mostrano quale apporto concreto, meglio se descritto per grado di responsabilità e autonomia, possa la persona offrire a un contesto lavorativo specifico. Da non sottovalutare poi le competenze comunicative e relazionali che sono molto ricercate al pari e forse più delle competenze specialistiche o di mestiere. In genere tra dieci persone che sanno fare lo stesso mestiere, l’azienda sceglie sicuramente chi si presenta meglio, chi sa relazionarsi, comunicare, dare senso di affidabilità. In ultimo, è consigliato porre molta cura e attenzione alla sezione in cui si riporta l’indicazione di sport e interessi culturali. Sono importanti per un selezionatore: se bene comunicate, queste informazioni consentono al selezionatore di verificare quanto scritto nel cv e di delineare attitudini e predisposizioni personali preziose nei contesti professionali (ad esempio chi ha praticato sport per anni a un certo livello sicuramente conosce la disciplina e il valore dei sacrifici; la partecipazione a una associazione o attività di volontariato comunica agli altri attitudine all’impegno sociale, attenzione agli altri, senso civico, ecc.).
A chi mando il curriculum e come scelgo a chi mandarlo? Come e quanto devo adattarlo all’azienda alla quale mi rivolgo?
Il primo basilare presupposto per la scrittura di un curriculum efficace è acquisire consapevolezza di sé e delle proprie caratteristiche personali e competenze. Questa conoscenza è essenziale anche per scegliere il proprio ambito di ricerca professionale e quindi il destinatario della propria candidatura. Definito questo, ovviamente, occorre anche confrontarsi con il mercato esterno e le possibilità concrete di lavoro. Utile a questo fine è svolgere un esercizio di adattamento del proprio cv al singolo annuncio a cui si risponde. Ogni esperienza vissuta, formativa e professionale, potrebbe essere letta da prospettive differenti e in questo modo adattata a specifici settori e ambiti professionali. L’indicazione della posizione professionale a cui si ambisce e le competenze indicate, consentono di rafforzare questo adattamento, poiché permettono di modificare e orientare il proprio profilo avvicinandolo a quello ricercato o richiesto. Un altro utile esercizio consiste sempre di informarsi adeguatamente sull’azienda e sul settore verso sui si indirizza la propria candidatura. Nel caso poi si svolgesse il colloquio con il selezionatore, si potrà mostrare di conoscere l’azienda e di aver raccolto informazioni e dati sulla sua struttura.
Diciamocela tutta: quanto si può barare? Anche oltre la conoscenza “eccellente” della lingua inglese, intendo.
Barare, inteso come mentire, non rappresenta una strategia vincente. Mai e soprattutto sul lavoro, poiché all’invio efficace di un cv segue sempre un colloquio con il selezionatore durante il quale qualsiasi sovrastruttura creata nel curriculum si confronta con la autenticità della persona e delle sue capacità e caratteristiche individuali. Quindi meglio presentarsi al meglio per quello che si è e si sa fare e concentrarsi a proporre una visione del proprio percorso coerente e consapevole.
Quello che si può fare, piuttosto che mentire, è cercare dentro al proprio vissuto formativo e professionale, specifici eventi, competenze e personalizzazioni che rendono il cv unico ed efficace. Facciamo un esempio, per capire meglio. Nelle aule accademiche, nelle scuole e nei luoghi di lavoro ci sono tantissimi giovani i cui genitori provengono da nazioni, culture e lingue diverse dalla nostra e le cui radici non vengono adeguatamente valorizzate. Ci sono giovani che, nei primi anni della propria vita hanno dovuto cambiare Stato, Paese, scuola, ambiente perché i propri genitori sono arrivati in Italia per poter lavorare. Questa è una ricchezza incredibile, che non deve essere nascosta o dimenticata, ma deve essere posta al centro del proprio curriculum. Le competenze linguistiche non si identificano solo nella conoscenza di una lingua e delle sue regole grammaticali, ma anche con la capacità, preziosa e ricchissima, di interpretare la volontà che c’è dietro a chi parla, la cultura che riempie di significato le espressioni, le parole e gli atteggiamenti. Le competenze linguistiche sono anche queste, e descriverlo non è mentire ma è arricchire un tesoro che una persona possiede ma forse inconsapevolmente non valorizza.
A proposito, bisogna preparare anche un curriculum in inglese?
Nel proprio computer dovrà sempre esserci un cv formato europeo, che come abbiamo detto è indispensabile per gli annunci, bandi e concorsi in cui venga espressamente richiesto, un cv personalizzato utile a valorizzare competenze personali che altrove verrebbero mortificate, e un cv in inglese, anche esso nel doppio formato europeo e personalizzato. Entrambi indispensabili per posizioni che richiedono una medio-alta conoscenza della lingua o per candidature presso aziende multinazionali, dove la padronanza linguistica è quasi data per scontata. Ricordiamo che nel momento in cui si voglia fare un cv in inglese è bene seguire i modelli del resume e non semplicemente tradurre quello italiano. Questo farà capire che non vi siete limitati a cambiare la lingua ma che conoscete i modelli internazionali e avete fatto quel lavoro di sintesi e di personalizzazione che caratterizza i cv anglosassoni.
Per il cv in inglese, due sono le parole chiave: SKILLS and TASKS. Le competenze “skills” sono “what I am able to do” (cosa so fare) e quindi quelle capacità rese operative dal confronto di quanto appreso sui libri, a scuola e in teoria con il reale e la concretezza. Le mansioni “tasks” sono invece le attività specifiche ossia “what I have to do”, quello che si è obbligati a svolgere poiché costituisce oggetto dell’obbligazione contrattuale e del rapporto di lavoro. Quando nel cv si descrive una esperienza professionale, occorre quindi distinguere tra mansioni (le attività concrete che si svolgevano) e le competenze acquisite proprio grazie a questa attività professionale.
Per scrivere un curriculum in inglese non basta tradurre quello italiano, ma seguire i modelli del resume. Le parole chiave in questo caso sono due: SKILLS and TASKS
Lettera motivazionale, lettera di presentazione, referenze: servono a qualcosa?
Se un selezionatore fosse chiamato a scegliere tra due cv simili, per dati anagrafici, per titoli e per esperienze, e se solo un curriculum tra i due fosse accompagnato da una lettera di presentazione della persona, delle motivazioni che la spingono a proporre la propria candidatura e delle competenze che ritiene di possedere in linea con la posizione professionale richiesta, probabilmente la scelta ricadrebbe su questo curriculum. Ogni rapporto di lavoro prima ancora di essere un obbligo giuridico tra due soggetti è innanzitutto un patto di fiducia tra due persone, che decidono di collaborare e di formalizzare uno scambio reciproco di ricchezza, di energia e di capacità. La presentazione delle motivazioni che sono alla base della scelta di uno specifico percorso professionale, il racconto composto e fondato di un obiettivo professionale e la garanzia del possesso di specifiche competenze indicate possono costituire una discriminante importante nella scelta di un candidato. L’indicazione delle referenze, ad esempio, vale ad arricchire il racconto che di sé si è proposto nel curriculum poiché esso potrà essere confermato da altre persone con cui si è venuti a contatto nei vari contesti professionali e formativi. Un professore universitario di un corso che ci ha particolarmente appassionato e coinvolto, oppure il tutor di uno stage svolto e coerente con le attività di interesse, oppure il referente di una associazione di volontariato che frequentiamo. Queste sono tutte persone che conoscono bene le caratteristiche che abbiamo descritto nel cv e che, qualora contattati, potranno certamente confermarle. Le referenze ovviamente devono essere sempre seguite da un indirizzo email o da un numero di telefono, che rendono possibile eventualmente la richiesta di riscontri in tal senso.
Ha senso postare il mio cv anche su Linkedin? E che rapporto dev’esserci tra il mio profilo professionale e quello social? Insomma, devo cancellare le foto della festa di sabato sera?
È indubbio che i social network abbiano modificato radicalmente la ricerca di lavoro e contemporaneamente la ricerca di profili e di curriculum. Questo perché anche gli account social di ciascuno di noi compongono idealmente il nostro cv, poiché raccolgono informazioni che concorrono a formare il nostro profilo, a raccontare le nostre attitudini e predisposizioni. Quindi meglio se i social network siano in grado di confermare o arricchire una immagine veritiera e fedele a quello che davvero siamo. Anche qui vale la regola di non mentire. Tuttavia è bene fare una distinzione tra posizioni professionali e per spiegarne il senso facciamo un esempio concreto. Qualora io fossi o ambissi a diventare un organizzatore di eventi o responsabile dell’area Relazioni con l’esterno di una azienda, sarebbe certamente positivo che i miei account social mostrassero le mie capacità relazionali, comunicative, organizzative, la predisposizione a intessere rapporti con tante persone e ad adeguare lessico e comunicazione a seconda degli interlocutori. Ovviamente tutto questo nel rispetto dei limiti di decoro e di professionalità.
Quanto a Linkedin, si sta rivelando un canale importante di incontro tra domanda e offerta di lavoro, che le aziende utilizzano effettivamente e che può essere utile anche per farsi una idea dei profili che alle aziende interessano e costruire un cv di conseguenza. È importante sapere però che non esiste alcuna magia: una volta creato il proprio profilo non verremmo contattati da numerose aziende che stavano aspettando noi. Linkedin è uno strumento, e in quanto tale bisogna imparare ad utilizzarlo, iniziando a conoscere le aziende che lo utilizzano, farsi avanti, partecipare ai gruppi,
Come consegno il curriculum? Di persona o lo spedisco via email? Nel secondo caso, conviene fare anche una telefonata o sono troppo sfacciato?
Normalmente il cv viene consegnato via mail. È bene sempre scrivere, come abbiamo già detto, qualche riga di accompagnamento e/o presentazione nella mail con la quale si invia il cv, in modo da presentare sinteticamente cosa si sta sottoponendo al selezionatore e le motivazioni personali.
Ricordarsi sempre di firmare l’e-mail (inserendo nome e cognome al termine della presentazione) e di inviare dallo stesso indirizzo di posta elettronica indicato nel cv.
Il file da inviare deve essere in formato pdf e nominato con il proprio nome e cognome, meglio ancora se seguito dalla indicazione della data di aggiornamento del documento. La telefonata dopo qualche giorno dalla ricezione non viene sicuramente interpretata positivamente da un datore di lavoro, in quanto indica impazienza e, in alcuni casi, supponenza. Chiaramente la buona educazione consiglierebbe ai datori di lavoro di rispondere a tutti i cv che ricevono, anche dicendo che non si è interessati, evitando così la possibilità della telefonata di accertamento di un effettiva ricezione. Ma non essendo così nella maggior parte dei casi, dopo qualche settimana senza risposta dopo l’invio del cv è più educato e opportuno, se proprio si desidera quella posizione, inviarlo nuovamente ed evitare contatti telefonici. Nel caso passasse altro tempo senza risposta, è il caso di considerare persa quella opportunità.
(fonte: Linkiesta)

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