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Decreto lavoro, sì del Senato alla fiducia con 158 sì. Protesta M5s con catene e magliette


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Il Senato ha votato la fiducia al governo sul decreto lavoro con 158 sì e 122 no. Il dl, che scade il 19 maggio, torna ora alla Camera in terza lettura per la via libera definitivo.È stato il ministro per le Riforme, Maria Elena Boschi, a nome del governo, a porre stamattina la questione di fiducia sul maxiemendamento presentato dall’esecutivo. Il nuovo testo è quello con le modifiche introdotte in commissione Lavoro di palazzo Madama. Da segnalare che Paolo Bonaiuti, storico portavoce di Silvio Berlusconi, da pochi giorni passato al gruppo di Ncd al Senato, ha votato oggi per la prima volta la fiducia al governo Renzi. I sì alla fiducia al governo Renzi sono calati al Senato dai 169 per l’insediamento dell’esecutivo il 25 febbraio, ai 160 sul ddl Delrio sul riordino delleProvince, ai 158 odierni.
M5S occupa Aula Senato, seduta sospesa
Nel corso delle dichiarazioni di voto sulla fiducia al dl lavoro i senatori M5S hanno inscenato una protesta, incatenandosi gli uni agli altri e indossando magliette con la scritta “Schiavi mai”. «Oggi – ha detto la senatrice M5S Nunzia Catalfo – non ci muoviamo e ci dovrete portare via con la forza». La seduta è stata brevemente sospesa. Dopo la minaccia di espulsioni di massa da parte del presidente di turno Roberto Calderoli, i lavori sono ripresi con i senatori M5s che si sono tolti le manette.
La discussione generale in Aula
Il decreto lavoro, dopo il via libera in commissione, è approdato ieri in Aula al Senato. Dopo l’intervento del relatore Pietro Ichino (Scelta Civica) l’assemblea ha respinto le pregiudiziali presentate da Sel, M5S e Fi. In serata è terminata la discussione generale. Sono circa 700 gli emendamenti presentati al testo, con la prospettiva di circa trecento votazioni. Il M5S ha annunciato battaglia. E il decreto va convertito entro il 19 maggio e deve ritornare alla Camera per l’ok definitivo.
Le modifiche in commissione
Il testo arrivato in Aula a palazzo Madama conferma il ripristino dell’apprendistato, anche a tempo determinato, per lo svolgimento delle attività stagionali. Il ritorno invece della quota obbligatoria di stabilizzazione di apprendisti (20%) viene limitata alle sole aziende con oltre 50 dipendenti (prima il riferimento era 30 dipendenti). E si riconosce un ruolo sussidiario delle imprese nella formazione (ma solo se l’azienda si dichiara disponibile), obbligando, dall’altro verso, la regione a indicare con precisione sedi e calendario delle attività formative. Sui contratti a termine, oltre all’arrivo di sanzioni pecuniarie al posto della stabilizzazione per chi supera il tetto del 20%, si chiarisce che i rapporti in eccesso proseguono comunque fino a conclusione del periodo e che i rinnovi sono sempre possibili (come accade nel caso di lavoratori stagionali).
(fonte Il Sole 24 Ore)

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