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Bonus in busta paga anche per i redditi più bassi, anche se lievemente inferiore: per i cosiddetti incapienti, ovvero coloro che guadagnano meno di ottomila euro lordi l’anno e non pagano le tasse, lo sgravio IRPEF comporterà un aumento di 40/50 euro al mese (invece degli 80 previsti per chi ha un reddito tra i 18 ed i 25 mila euro, ovvero chi oggi guadagna 1.500 euro al mese).
Bonus e non detrazione IRPEF
Tra le anticipazioni più importanti relativamente al Consiglio dei Ministri che si terrà oggi e che ha come ordine del giorno proprio la definizione delle risorse per finanziare gli aumenti in busta paga, c’è quella che si tratterà di un un bonus e non più una detrazione IRPEF. In sostanza l’agevolazione consisterà in un credito riconosciuto ai lavoratori dipendenti e a progetto per ridurre l’IRPEF, delle detrazioni che dovranno essere calcolate dal datore di lavoro che dovrà erogarle a partire dal primo periodo di paga utile, rapportandolo ai mesi rimanenti. Dunque l’onere cadrà sui datori di lavoro, o sui sostituti d’imposta. L’importo andrà indicato nel CUD e il lavoratore potrà utilizzarlo in compensazione per le imposte da pagare o, se non sono sufficienti, ottenere il saldo a fine anno. Il meccanismo sarà lo stesso anche per gli incapienti.
Come funziona il bonus
Nel 2014 il bonus sarà:
•del 3,5% per i redditi fino a 17.714 euro;
•di circa 620 euro per i redditi tra 17.714 euro e di 24.500 euro;
•poi scenderà progressivamente a partire dai redditi di 24.500 euro fino a ridursi a zero per i redditi dai 28.000 euro in su.
Nel 2015 i bonus verranno incrementati e saliranno:
•per le fasce più basse il beneficio sarà del 5% sul reddito;
•a 950 euro per la fascia intermedia, spalmati però sull’intero anno;
•per lo scaglione superiore sono invece previste delle riduzioni.
Tetto agli stipendi dei manager
Il decreto legge attualmente allo studio del Governo dovrebbe reperire le risorse necessarie dal taglio degli stipendi dei dirigenti pubblici, definendo quattro tetti:
1.239 mila euro lordi l’anno, per i dirigenti più alti in grado;
2.190 mila per i capi dipartimento;
3.120 mila per i dirigenti di prima fascia;
4.80 mila per quelli di seconda.
Sembrerebbe da escludere l’estensione del tetto al settore privato, mentre è probabile che venga applicato anche ad alcune categorie del pubblico impiego che però fanno parte di comparti separati, come magistrati, prefetti e ambasciatori.
Spending Review
Una parte delle risorse potrebbe arrivare anche dalla riduzione delle spese per gli armamenti. In totale dalle misure di Spending Review il Governo punta a ricavare 4,2 miliardi di euro che però non bastano a coprire per intero l’intervento sull’IRPEF, il resto probabilmente deriverà dall’aumento della tassazione sulle banche per la rivalutazione delle quote di Bankitalia (circa un miliardo di euro) e dalle entrate IVA che dovrebbero arrivare con il pagamento degli arretrati della Pubblica Amministrazione (un miliardo e mezzo), provvedimento che però finora è stato più volte rimandato. In alternativa la squadra di Renzi potrebbe optare per l’aumento delle tassazione sulle rendite finanziarie, che frutterebbe 1,3 miliardi di euro, ma secondo le previsioni dove essere utilizzata per ridurre l’IRAP per le imprese. Ora non resta che attendere le decisioni del CdM per capire come intende muoversi il premier Matteo Renzi. Tra gli altri tagli previsti anche quelli alle auto blu (-70% di spesa rispetto al 2011), la rinegoziazione dei contratti di fornitura e vendita di beni e servizi alla PA (per risparmi pari ad almeno il 5%), la chiusura del PRA, l’efficientamento dell’illuminazione pubblica, i tagli alla Difesa e al Governo e il ripristino dell’IMU per il settore agricolo.
(fonte PMI)