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Fisco, contribuenti stanchi di litigare


Fisco

Crolla il contenzioso tributario nel 2014. Le nuove cause avviate da cittadini e imprese contro il fisco diminuiscono del 10%, ma il valore economico dei fascicoli scende del 27%. Nel 2014 sono stati circa 182 mila i ricorsi depositati presso le Ctp italiane, contro i 202 mila dell’anno precedente. È però l’importo della pretesa impugnata a subire la flessione maggiore, passando dai 24,4 miliardi del 2013 a meno di 18 miliardi dello scorso anno.

In Lombardia il valore delle nuove controversie in Ctp è passato da 8 a 5 miliardi di euro, in Campania da 4 a 1,7 miliardi, in Puglia da 1,2 miliardi a 785 milioni. È quanto emerge dall’elaborazione condotta da ItaliaOggi Sette sui dati trimestrali forniti dalla Direzione giustizia tributaria del Dipartimento delle finanze.

Un fenomeno che può essere spiegato sotto due diversi punti di vista. Da un lato c’è la maggiore incisività dei controlli. Davanti ad avvisi di accertamento sempre più «raffinati» nella motivazione e nel quantum, aumentano i casi in cui i contribuenti preferiscono pagare subito, magari dopo aver ottenuto uno sconto sulle sanzioni in fase di adesione, piuttosto che imbarcarsi in contenziosi lunghi, costosi e dall’esito probabilmente soccombente.

Questa lettura trova riscontro peraltro nei dati diffusi dall’Agenzia delle entrate sull’azione di contrasto all’evasione nel 2014: rispetto all’anno precedente, gli incassi da versamenti diretti sono passati da 9,2 a 10,1 miliardi di euro, facendo segnare un incremento del 10%. L’altro lato della medaglia, però, mette in mostra un sistema economico sempre più segnato dalla crisi. Il minor numero di accertamenti impugnati potrebbe essere giustificato anche dal fatto che molti contribuenti rinunciano al ricorso, né pagano il dovuto all’erario. In questo modo la rettifica diventa definitiva per inerzia. Si tratta cioè degli accertamenti «dimenticati» dai contribuenti, che secondo la Corte dei conti valevano nel 2013 quasi 54 miliardi di euro. Somme che peraltro rischiano di non essere mai incassate da Equitalia, dal momento che si riferiscono per lo più a contribuenti falliti, nullatenenti o comunque incapienti.

(Fonte: ItaliaOggi)

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