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Quando il sistema bancario usa due pesi e due misure.
Se hai un piccolo debito con le banche, sei tu che hai un problema. Se il debito è molto grande, il problema ce l’hanno invece le banche. Suona più o meno così un vecchio detto. E mai fu più vero come nel caso di certe generose concessioni fatte dal sistema creditizio ai soliti noti.
Uno di loro è Romain Zaleski, il finanziere franco-polacco che è ormai al terzo giro di ristrutturazione dei 2 miliardi di debiti che la sua Tassara ha verso le principali banche italiane. Zaleski, al contrario del signor Rossi qualunque – piccolo imprenditore con il suo fido di pochi milioni – non può fallire pena un pericoloso boomerang per i conti delle stesse banche che l’hanno allegramente finanziato negli anni.
Ma almeno hanno concesso credito per piani di sviluppo industriale? Per niente, la Tassara con quei soldi speculava in Borsa ed è di fatto una holding finanziaria che guadagna (o meglio perde) acquistando titoli in borsa delle stesse banche creditrici. Un circolo perverso che fa tornare alla memoria le gesta di Ricucci e compagnia bella che usavano i soldi delle banche per tentare velleitarie escursioni borsistiche.
Altro che credito per la crescita industriale! Zaleski che troverà sempre, contrariamente al nostro piccolo debitore che viene abbondonato al suo destino, una zattera di salvataggio lanciata dalle banche non è solo l’unico esempio di credito dissennato. Basti pensare al generoso sostegno a Luigi Zunino che arrivò negli anni d’oro a cumulare tra sé e la sua Risanamento 3,6 miliardi di debiti o ai 2 miliardi concessi in passato a Salvatore Ligresti. Tre uomini, dall’incedere quanto mai precario, quasi 8 miliardi di prestiti, l’1% dell’intero stock dei crediti bancari al sistema imprenditoriale italiano. È in questa nuda cifra lo strabismo delle banche tra grandi e piccoli debitori.