Ordine Informa Tributi e Tasse
L’innalzamento della soglia di punibilità per omesso versamento dell’Iva e delle ritenute (dai 50 mila euro attuali a 150mila) previsto dall’attuazione della delega fiscale, farà cadere circa un terzo dei procedimenti pendenti nelle procure della Repubblica italiane.
Se la norma sarà approvata in questi termini, del colpo di spugna beneficeranno tutti gli indagati e gli imputati non ancora defintivamente condannati. C’è però l’incognita autoriciclaggio. Il nuovo reato, in vigore dal prossimo 1° gennaio, può far rivivere i reati-fonte.
Uno su tre dei processi in corso per i reati di omesso versamento Iva e ritenute è destinato a essere archiviato. Sarà questo il primo effetto delle soglie di punibilità più elevate, previste dallo schema di decreto legislativo sulla certezza del diritto, esaminato in prima lettura dal Consiglio dei ministri della vigilia di Natale.
Importi più alti
L’intervento attua i principi stabiliti dalla delega fiscale, concentrando l’azione penale sulle ipotesi più gravi di frode e, allo stesso tempo, allentando la presa sulle violazioni più strettamente legate alla crisi economica. Si tratta, in particolare, dei reati di omesso versamento di Iva e di ritenute. Oggi il fascicolo in Procura viene aperto se la somma non versata supera i 50mila euro. Invece, se il testo esaminato dal Governo (e inviato alle commissioni parlamentari per i pareri) verrà confermato, la soglia per il penale salirà a 150mila euro. Per le violazioni sotto questo importo si applicherà solo la sanzione amministrativa. Un aspetto che inciderà anche sugli eventuali illeciti nel versamento dell’acconto Iva in scadenza domani.
Il taglio all’arretrato
Oltre che sulle violazioni future, l’effetto si farà sentire sui fascicoli relativi agli anni scorsi e già al vaglio delle Procure. Questo perché si applica il principio del «favor rei», per cui le disposizioni penali più favorevoli valgono anche per il passato. In termini numerici, dovrebbe significare circa un terzo dei processi in corso. La stima deriva dalle prime valutazioni raccolte dal Sole 24 Ore presso magistrati e avvocati. Anche se occorrerà aspettare il testo finale del provvedimento per emettere un giudizio definitivo. La sensazione è che però, rispetto al valore medio del 30% a livello nazionale, ci saranno picchi più alti nelle aree a più forte prevalenza di piccole e medie imprese, dove l’importo dei mancati versamenti resta spesso sotto i 150mila euro. Si tratta di reati, tra l’altro, che sono aumentati negli ultimi anni, anche per effetto della crisi di liquidità, sia per colpa della congiuntura economica che per la difficoltà di accesso al credito, delle imprese e degli autonomi.
Conti alla mano, se consideriamo le notizie di reato pervenute negli ultimi tre anni in 38 Procure tra quelle interpellate nelle scorse settimane, significherebbe archiviare circa 8.500 fascicoli su poco più di 25mila. A questo poi andrà sommato il dato sui procedimenti pendenti, anche alla luce del fatto che un numero elevato di fascicoli è stato “chiuso” nel 2014 e altri lo saranno anche nei prossimi anni per effetto della sentenza della Corte costituzionale dello scorso aprile (80/2014) che ha allineato le soglie di punibilità fino all’estate 2011 tra omesso versamento e omessa dichiarazione Iva.
Più difficile è stimare l’impatto dell’altro intervento di “allentamento” proposto dal Governo, che riguarda il reato di dichiarazione infedele. Si tratta della violazione commessa da chi, per evadere le imposte sui redditi o Iva, indica in dichiarazione minori attivi o passivi fittizi. Oggi scatta la notizia di reato se l’imposta evasa supera i 50mila euro e se, contemporaneamente, il “fatturato” sottratto all’imposizione è superiore al 10% del totale di quello dichiarato o se, comunque, è superiore a due milioni. L’intervento previsto dal Governo mantiene la doppia condizione per la punibilità, ma eleva le due soglie, rispettivamente a 150mila euro e a tre milioni.
Chi paga evita il penale
Per far uscire dalle Procure i fascicoli con le violazioni più contenute, inoltre, la bozza di decreto legislativo esaminato dal Governo esclude il reato in tutti i casi in cui l’importo delle imposte – sui redditi e Iva – evase non supera il 3% di quelle dichiarate. Anche qui, stimare l’impatto è complesso. Così come per l’altra modifica in arrivo che consente di chiudere il fronte penale, nei casi di omesso versamento di Iva e ritenute e di omessa o infedele dichiarazione, se si chiudono i conti con il Fisco attraverso adesione, acquiescenza o altre procedure deflattive prima dell’apertura del dibattimento in tribunale.
L’incognita autoriciclaggio
A fronte di una minor pressione del fisco sulle Procure, va considerata l’incognita dell’autoriciclaggio in vigore da giovedì 1° gennaio. Il nuovo reato farà “rivivere” gli illeciti commessi in passato e già prescritti, perché dalla data del reimpiego delle somme ottenute dall’evasione inizierà a decorrere il nuovo termine di prescrizione. Va ricordato però che l’autoriciclaggio non scatterà per chi aderirà alla voluntary disclosure per il rientro dei capitali.
(Fonte: Il Sole 24 ore)