Skip to main content

Tfr in busta paga, ora è possibile chiederlo


Ordine Informa

Il decreto pubblicato in Gazzetta ufficiale lo scorso 19 marzo entra in vigore il 3 aprile. Firmata anche la convenzione con l’Abi che permetterà alle Pmi di accedere a finanziamenti agevolati. Critici i Consulenti dal lavoro: “Conviene per redditi fino a 15mila euro”

La sorpresa arriva con l’uovo di Pasqua. Da venerdì 3 aprile, è possibile chiedere l’anticipo del Tfr (il Trattamento di fine rapporto) in busta paga: il decreto della Presidenza del Consiglio dei Ministri, pubblicato in Gazzetta Ufficiale lo scorso 19 marzo, entra in vigore. Si tratta di una norma “sperimentale”: spetterà poi all’esecutivo tirare le somme per capire se il provvedimento si è rilevato utile a rilanciare consumi ed economia e deciderà se prorogare la possibilità di scelta per i lavoratori. Nel frattempo chi vorrà potrà farne richiesta in qualunque momento, ma poi non potrà ritornare sulla decisione fino al 30 giugno 2018.

Nel frattempo è stato firmata anche la convenzione con l’Abi (con la triangolazione di Ministero del Lavoro e Inps) che permetterà alle aziende di piccole dimensioni di accedere a finanziamenti agevolati per farsi anticipare la liquidità necessaria per versare l’anticipo del Tfr ai lavoratori che ne faranno richiesta. Sullo sfondo, comunque, resta la scarsa attrattiva della norma, visto che il trattamento fiscale è peggiorativo rispetto alle agevolazioni garantite al Tfr.

L’anticipo, infatti, verrà trattato come componente aggiuntiva dello stipendio e quindi sarà “assoggettato a tassazione ordinaria e non imponibile ai fini previdenziali”. Quindi sì nel conto Irpef, no in quello dei contributi. Secondo i calcoli della Fondazione studi dei Consulenti del Lavoro, quindi, il Tfr in busta paga sarà conveniente per i lavoratori con un reddito fino a 15.000 euro mentre subiranno un aggravio fiscale quelli al di sopra di questa soglia, con un aumento annuale di tasse che, per chi ha 90.000 euro di reddito, arriva a 569 euro l’anno (1.895 euro in meno per il periodo marzo 2015-giugno 2018).

(Fonte: R.it)

X